domenica 22 febbraio 2009

Futurfascismo


Tre colonne all’apertura della prima pagina del quotidiano parigino “Le Figaro”, il 20 febbraio 1909, erano occupate da un grande articolo, intitolato Le Futurisme. Con la effe maiuscola, come si deve al nome di qualcosa di molto importante. Seguivano una entusiastica presentazione del movimento e il suo manifesto, per intero fino alla firma di Filippo Tommaso Marinetti. Quel quotidiano era il più autorevole e diffuso di Parigi, circolava negli ambienti del potere, nelle ambasciate e arrivava anche all’estero. Fra le sue firme si erano letti i nomi di Emile Zola, Marcel Proust, André Gide, George Sand, Guy de Maupassant, Octave Mirbeau, Théophile Gautier. Il manifesto del futurismo era uscito due settimane prima (5 febbraio 1909), ma in Italia, per la prima pubblicazione, aveva dovuto contentarsi della cronaca letteraria di un quotidiano bolognese minore, “La Gazzetta dell’Emilia” (in Emilia, il foglio leader era già “Il resto del Carlino”). Il chiasso verrà dopo, su tutti i giornali italiani.
Filippo Tommaso Marinetti veniva da Alessandria d’Egitto, dove era nato il 22 dicembre 1876 perché suo padre vi esercitava la professione legale, che aveva fatto ricca la famiglia. Ma chi era realmente Marinetti? Il teorico di una nuova arte? Il precursore delle avanguardie del ‘900? Un rivoluzionario? Un abile promotore di sé? Un mistificatore? Un matto? C’era forse un po’ di tutti questi elementi. Però, quella parte che ha caratterizzato le arti figurative del ‘900, proprio nel suo movimento aveva fatto i suoi passi, talvolta decisivi. Questo non lo si voleva dire. Di Marinetti, si preferiva ricordarne solo le estrosità stravaganti. Se vogliamo vedere serenamente il nesso culturale fra Marinetti e gli esordi dell’arte moderna, dobbiamo leggere il libro di Giordano Bruno Guerri, Filippo Tommaso Marinetti. Invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario, scritto senza boria e oscurità professorali, ma solidamente documentato (Mondadori ed., pp. VI-338, euro 20). Quanto a Marinetti, si può ricordare che il libro non è limitato alla sua personalità artistica, ma del fondatore del Futurismo fa conoscere anche le vicende personali e familiari.
Quando un’idea e un sistema politico vengono sconfitti, si usa mandare all’inferno tutto quello che vi ha ruotato intorno: arte, cultura, persone. Così è successo anche col Futurismo, perché il fondatore, Marinetti, aveva fatto coincidere la sua vita personale e politica con l’intera stagione del fascismo. Di lui, cassazione totale dunque, senza volerne conoscere la storia. Tutto liquidato. Si era persa così la possibilità di ricordare che in quel movimento avevano operato i nomi più significativi delle arti figurative del ‘900 italiano: Carlo Carrà, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini. Erano le firme del manifesto della pittura futurista, che aveva abolito l’immagine e la prospettiva, introducendo la visione da più punti di vista che voleva esprimere il dinamismo. Quelle regole, nei fatti, hanno dominato per decenni le arti figurative, andando ben al di là del nostro Paese perché ci furono persino un futurismo russo e ungherese. L’elenco dei futuristi non si limita ai nomi che abbiamo ricordato. Il gruppo degli artisti milanesi si trasferì a Roma, a fondare il “secondo futurismo”, e poi il terzo. I nomi, nei vari campi, furono quelli di Mario Sironi, Enrico Prampolini, Ardengo Soffici, Bruno Munari, il maestro delle espressioni nuove del design e della grafica. Non si trattò dunque di una ventata passeggera, né fu limitata alle arti figurative. Scorreva intanto la storia del fascismo, più che ventennale per Marinetti. Il futurismo ne fu espressione artistica, e Marinetti volle seguire Mussolini fino a Salò. E allora? Gli aspetti, per Marinetti, sono due: quello artistico e quello politico. La vita non si riesce quasi mai a studiarsela a tavolino in anticipo, con calcolo e freddezza. Ci sono passioni forti che possono accompagnare nelle scelte. C’è chi sente il bisogno di coerenza con sé e col proprio passato, come dev’essere stato per Marinetti. Così può succedere di andarsene a dare testimonianza politica fino al fascismo morente. Dannandosi per il resto dei tempi. Onesta, viva, appassionata, ampia, documentata con grande scrupolo è la biografia che Giordano Bruno Guerri ha dedicato a Marinetti. Egli ha riportato alla luce un dannato. Due volte dannato, nell’arte e nella politica.
Nico Perrone
Professore dell'Università degli Studi di Bari

fonte: noreporter.org

venerdì 20 febbraio 2009

SottoFasciaSemplice - Come Mai

Ispiratissimo dalla vicenda Berlusconi/Mills e dallo sdegno di compagnucci, rossi, rosa o arancio che siano, mi viene in mente come un fulmine questo illuminatissimo pezzo di SFS.



Ma che bel mondo di merda che vi siete costruiti,
ma quanti complimenti che vi siete meritati,
allora eccoti seduto con le mani nei i capelli
che ti chiedi COME MAI COME MAI
anche quelli a cui volevi tanto bene
sono pronti al tradimento,
COME MAI anche tu al centro
nonostante il tuo stipendio
non è più questa la vita che vi avevano promesso
e i bisogni ed i diritti che vi avevano concesso,
restano solo bacarozzi
e non andranno via
perchè lo sporco da cui vengono
vi si è incrostato nella vita
e guardate il vostro mondo
come perde, come arranca,
tutti quanti comandanti di una nave che già affonda
ecco qua le vostre anime nell’inferno dei cialtroni
a cercare nuovi trucchi, nuove giustificazioni…
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI
è perchè avete rinunciato
a difendere il futuro di ciò che vi è stato dato
e per questo i vostri figli non vi sanno rispettare
non conoscono il rispetto, non hanno niente da imparare
sempre allegri e pronti a tutto alle cinque di mattina
imbottiti di pasticche, merendine e cocaina
sono questi i vostri giovani, vi dovevano salvare
sono andati fuori strada con la macchina del padre,
sono questi i vostri giovani, a cui avevate insegnato
i valori della pace e gli errori del passato
sono questi i vostri giovani, democratici e sinceri,
rimbambiti da giochetti, puttanate e cellulari
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
COME MAI i vostri figli, la vostra unica speranza
vi ripetono gli slogan di voi coglioni anni Sessanta
i pagliacci di indymedia, i nuovi rivoluzionari
tra black block, pacifisti e disobbedienti vari
sempre colpa dell’america per il nuovo partigiano
ma poi i nemici sono questi, una lattina ed un panino
e allora guarda come frignano quando arrivano gli sbirri
sotto sotto, gratta gratta, sono loro i veri yankee
sono loro il risultato del disastro nucleare
sono loro i veri figli di questa sporca falsa pace
con la faccia di guevara e le bandiere arcobaleno
sono loro i veri figli del sogno americano
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
e intanto fuori dall’Europa, come in Zombie di Romero
arrivano le masse senza soldi nè lavoro,
e poi da tutti i continenti che avete derubato
imbottito di stronzate e poi abbandonato
le masse impoverite, ingannate dall’astuzia
di chi ha fatto del mercato la sua unica giustizia,
quelli mica giocano col videotelefonino
non c’hanno mica le lenzuola che ci rimbalza coccolino,
quelli mica hanno la mamma che gli prepara il caffelatte
con il dolce, il cornettino, con la vestaglia e le ciabatte,
con il padre antirazzista che porta a spasso il cane
mentre sfrutta allegramente le puttane nigeriane,
altro che rapimenti, in Sardegna e in Aspromonte,
niente firme anni Settanta, con partiti e finte bionde,
quelli poche chiacchiere, e se la Lega ce l’ha duro
quelli c’hanno solo i denti e te li cacciano nel culo!
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI
ci chiederete COME MAI ma noi non vi risponderemo
veniteci a cercare ma noi non ci saremo
ecco che va in malora il vostro mondo degli uguali,
e se tutto questo è il bene allora sì che siamo il male,
e se parliamo di coraggio è perchè siamo preparati
a combattere per nulla nelle strade, negli stadi
in un mondo di rovine destinato a rovinare,
dando fuoco ai cassonetti quando arrivano i blindati,
quindi eccoti seduto con le mani nei capelli
senza soldi, senza storia, senza terra, senza figli
non c’è un punto di ritorno in questa tua maledizione
non c’è un punto di raccordo e non c’è una soluzione
questa volta non finisce, non arrivano gli inglesi
non c’è più una bomba atomica da tirare ai Giapponesi,
è la fine del tuo mondo, ma noi non ci saremo
e la tua triste storia falsa nemmeno la vedremo!
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI
vi chiederete COME MAI COME MAI COME MAI

lunedì 16 febbraio 2009

[dis]INTEGRAZIONE

domenica 15 febbraio 2009

L'Inferno dei buoni: Dresda 1945


Dal 13 al 15 febbraio 1945 ebbe luogo il bombardamento terroristico al fosforo di Dresda, un massacro indiscriminato e continuativo di civili (le stime oscillano tra le centocinquantamila e le trecentomila vittime in quarantott'ore!) Le bombe al fosforo non diedero scampo; molti feriti si gettarono nelle acque del fiume Elba per spegnere le fiamme che li divoravano, ma continuarono a bruciare anche in acqua e nessuno di loro poté salvarsi né lenire le sue sofferenze. I criminali responsabili di quell'ignominia non hanno mai pagato e hanno addirittura preteso, con l'arroganza del vincitore, di farsi giudici dei vinti. Dresda brucia ancora.

fonte: www.noreporter.org

mercoledì 11 febbraio 2009

80 ANNI FA IL CONCORDATO

L'11 febbraio 1929 Benito Mussolini chiudeva, per il momento, quel contenzioso Stato-Chiesa che ci trascinavamo da oltre mezzo secolo. I Patti laternanensi vennero siglati con un Pontefice avversario, quel Pio XI che oltralpe aveva recentemente scomunicato l'Action Française, cattolicissima e apostolicissima, per compiacere quella massonica Repubblica orientata a sinistra che stava moderando la sua politica riguardo gli averi vaticani. Il Papa delle encicliche antitedesche, quello dell'opposizione antifascista a tutto campo, non aveva esitato a scarificare sull'altare dell'opportunismo i suoi fedeli francesi così come solo qualche mese dopo gli accordi con l'Italia si sarebbe lavato disinvoltamente le mani del sangue dei Cristeros in Messico. Fu con quest'uomo, Capo di Stato molto più che Sacerdote, che venne siglato il Concordato. Nel solco di un precedente napoleonico, con la chiara visione dantesca di separazione delle funzioni, in una conciliazione d'intenti e di civiltà. Né più né meno di quanto ottant'anni prima aveva cercato di fare la Repubblica Romana. L'intento era chiaro: sottrarre la nostra nazione e il nostro popolo a quella volgare opposizione tra fazioni dogmatiche e intolleranti cui abbiamo tornato ad assistere ai giorni nostri e che particolarmente ha ammorbato l'aria durante la tragedia di Eluana. Se Pio XI aveva ben altre mire, Mussolini cercò invece una vera e propria conciliazione che desse “a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Il che appare esplicito dalla decisione presa sui matrimoni: lo Stato considerava validi quelli compiuti in Chiesa, mentre la Chiesa, ovviamente (il contrario sarebbe assurdo) non lo faceva per quelli celebrati in Comune. Di fatto ciò attestava la superiorità civile e amministrativa delle Istituzioni rispetto alla Chiesa cui veniva riconosciuta l'autorità religiosa. Come immediato effetto dei Patti, il Duce proibì l'ostentazione sul territorio italiano delle bandiere bianche e gialle di uno “Stato straniero” e, per ribadire sia la sua profonda convinzione filosofica che l'autonomia politica dello Stato, sei giorni dopo, il 17, nell'anniversario del suo sacrificio al rogo, intese commemorare Giordano Bruno. Dall'11 febbraio in poi iniziò così una lunga parita a scacchi o se vogliamo un duello di fioretto tra il Vaticano, che accusava il fascismo d'indottrinare i giovani e di fornire loro una sua mistica, e lo stesso fascismo che proseguiva la sua via di virilità. Il conflitto fu di poteri, di filosofia e di mistica ma non divenne mai una polarizzazione (che sarebbe stata opposta alla vocazione fascista) tanto che la saldatura tra cattolicesimo e fascismo avvenne spessissimo senza che con ciò fosse minimamente penalizzata qualunque componente non cattolica, anticlericale e perfino pagana interna al movimento e al partito. Mussolini seppe unire anche per l'occasione il pragmatismo ad un vero e proprio intendimento tradizionale. E' per questo che tutte le interpretazioni, favorevoli o contrarie, date al Concordato sia da parte dei neoguelfi che dei mangiapreti sono completamente inesatte. Il Concordato a livello di base popolare, riuscì e non fu troppo frainteso. Certamente poiché gli obiettivi reali dello Stato e del Vaticano erano assolutamente divergenti tra loro, a livello di alto clero la fronda fu più o meno continuativa. D'altronde Mussolini cercava di rendere miracolosamente alla Chiesa quel ruolo dignitoso e valido cui proprio il Vaticano l'aveva sottratta durante il Sacro Romano Impero e provò a farla convivere con un'idea di nazione cui essa è ontologicamente estranea. Farlo poi in Italia dove il potere della Chiesa è, storicamente, avverso e proporzionalmente inverso a quello dello Stato era davvero un'opera difficilissima. Ma il Duce amava le imprese ardue e poteva provarci, visto che era riuscito perfino a far sì che ci facessimo rispettare ovunque.

martedì 10 febbraio 2009

10 FEBBRAIO: IO NON SCORDO



CESA, Piazza Mercato, 10/02/2009
"..e noi non dimentichiamo"


lunedì 9 febbraio 2009

160 di Repubblica Romana


Il 9 febbraio 1849 veniva acclamata la Repubblica Romana, plebiscitariamente, con un consenso di massa talmente alto che non fu mai eguagliato altrove. Segno che lo Stato Pontificio era il più impopolare, tra i suoi sudditi, di tutti gli stati e staterelli della Pensiola. Il più amato fu invece quello borbonico, Sicilia esclusa. Assunta la forma del triumvirato (Armellini, Mazzini e Saffi) e riscoperti i simboli prischi, la Repubblica visse cinque mesi di fermento e di creatività e offerse un eccezionale sacrificio di sangue in cui s'immolarono epicamente migliaia di eroi. La strenua difesa, vera e propria fondazione di sangue dell'italianità, fu eretta in difesa dell'invasione, richiesta da Pio IX fuggiasco, operata dalle truppe della Repubblica francese. Questo dato basterebbe da solo a sconvolgere il dogma controrivoluzionario più frequente, quello che liquida la Repubblica Romana come entità massonica in contrasto con uno Stato definito (con una bella dose di camaleontismo storico e metafisico) come “tradizionale”. In realtà non solo nella Repubblica Romana, il cui motto era “Dio e Popolo” esistevano componenti cattoliche ed addirittura esponenti clericali ma per rovesciarla nel sangue e nel massacro di quello che doveva essere il “suo” popolo, il Papa fece intervenire l'esercito di una Repubblica massonica per antonomasia, guidato da alti ufficiali massoni. I dogmi sbandierati da chi fonda il suo potere sui condizionamenti sono sempre falsi e non reggono mai la comprova se ci si azzarda a guardare la realtà nella sua pienezza. E' così che si comprenderà senza troppa difficoltà come e perché Mussolini onorò ed omaggiò sempre la Repubblica Romana e i suoi luoghi sacralizzati dal sacrificio eroico (Gianicolo, Vascello) e per quale sentimento lucido di continuità ne fece, insieme a Pavolini, la trama mitica dell'intera Repubblica Sociale.

[fonte: noreporter.org]

sabato 7 febbraio 2009

"E NOI SIAMO ANCORA QUI, PER RICORDARE..."


Una poco clemente giornata coperta e lievemente piovosa ha bagnato il sentito ricordo dei martiri infoibati in quel di Frattamaggiore (NA), organizzata dalla rappresentanza del Liceo Scientifico Miranda del Blocco Studentesco.
Circa una settantina di unità si è mossa dal piazzale antistante il Liceo fino alla piazza ove ha sede il Comune, in un turbinio di tricolori e senza insegne di partito.
Un ricordo a cui tanta gente curiosa ha risposto chiedendo spiegazioni, cosa che dimostra quanto si vogliano coprire le colpe, pesantissime, di chi ha amministrato finora "la memoria"
Un sentitissimo presente anche ai caduti della Grande Guerra, che per quelle terre versarono il loro sangue fino all'ultima goccia.
ISTRIA, FIUME E DALMAZIA, NE' SLOVENIA NE' CROAZIA
TERRA ROSSA, TERRA ISTRIANA, TERRA MIA, TERRA ITALIANA!

mercoledì 4 febbraio 2009

07 FEBBRAIO 2008: A Frattamaggiore per ricordare i martiri delle Foibe


Per il giorno 07 febbraio il Blocco Studentesco ha organizzato un corteo di commemorazione per le vittime delle Foibe che partirà dal piazzale antistante il liceo scientifico Carlo Miranda ed avrà fine a Piazza Durante sotto il Palazzo Comunale. Avendo la scuola non organizzato alcun evento per la ricorrenza del giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe (10 Febbraio) gli studenti del Blocco Studentesco hanno organizzato ciò per dimostrare ai professori e alla dirigenza scolastica che,nonostante i libri di scuola celino certe verità,noi studenti ricerchiamo una Giustizia storica nei confotni degli italiani uccisi dalla violenza comunista di Tito.
Vi invito alla massima presenza,è un'occasione come poche per dimostrare quanto può essere grande la forza di noi studenti per non dimenticare i 20 000 italiani massacrati e i 350 000 esuli italiani !

Ovviamente noi della BMA e di Casapound Agro Aversano aderiamo con entusiamo a questa iniziativa dei ragazzi del Blocco Studentesco di Frattamaggiore, coadiuvati dal Blocco di Napoli e dalle altre realtà campane che sostengono da anni la necessità di ricordare nel miglior modo possibile una tragedia troppo spesso sottovalutata solo perchè vede per protagonisti dei "vinti".
Ancora oggi, nel 2009, le terre d'Istria, di Fiume e Dalmazia gridano vendetta, gridano libertà e gridano il loro sentirsi terre d'Italia.